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Look Mummy!

Felicità assoluta

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Gigetto, il nostro pulmino Volkswagen

25 Ottobre 2021 by federicabertolli Leave a Comment

Federica e Simone davanti al pulmino VW
Ecco Gigetto!!

Vi presento Gigetto: il nostro pulmino Volkswagen! Dopo anni di ricerche è arrivato il momento di concretizzare il nostro sogno e partire all’avventura. Abbiamo trovato un’occasione: un T4 del ’91, completamente rifatto, pochi chilometri, siamo andati a vederlo a Firenze e…via!

“Quando prendiamo il tragotto? Mamma, quando partiamo??” Era la domanda tormentone di Smilla da un paio d’anni. Ora ha imparato a chiamarlo traghetto, anche se per noi rimarrà sempre tragotto. Appena preso Gigetto siamo partiti il primo venerdì per l’Isola d’Elba, neanche a dirlo! Quando ho chiamato il campeggio per sapere se erano ancora aperti il primo fine settimana di ottobre mi hanno risposto che erano al completo!! Fino ai primi di novembre è pieno di Svizzeri e tedeschi in vacanza.

Abbiamo trovato posto in un campeggio super pulito e organizzato, sul promontorio tra la spiaggia di Lacona e quella più piccola chiamata Laconella. Arrivati venerdì sera, non ci sembrava vero di essere in campeggio sul mare! Eravamo sempre stati con la tenda da famiglia con cucina, armadio, doppie camere, amaca e tutto l’ambaradan ma per pochi giorni, o tempo incerto, il furgone-camper-pulmino-minibus è parecchio più comodo. Insomma l’abbiamo chiamato Gigetto!
Il tempo è stato bello con qualche nuvola, abbiamo fatto il bagno non solo per la voglia matta di farlo, era davvero caldo. Il sabato siamo andati a vedere Seccheto, dove Simone passava le vacanze da bambino, una spiaggetta prima della famosa Fetovaia. Cercando dei cuscini (che mi ero dimenticata a casa…) ci siamo ritrovati a Marina di Campo, in un’atmosfera assolutamente vacanziera: locali aperti, ciabatte e sandali appesi, magliette e souvenir per la strada. Sembrava di aver fatto un salto indietro di due mesi, e per noi che non ci siamo potuti muovere per lavoro tutta l’estate è stata una sorpresa meravigliosa, come svegliarsi in un incantesimo.

Siamo rientrati la domenica sera felici e soddisfatti, pronti per ripartire all’avventura e alla scoperta di luoghi vicini o lontani. Siamo stati fuori due intensissimi giorni, a volte la felicità è proprio dietro l’angolo, basta crederci e continuare a cercare!

Nel breve video su YouTube troverete qualche foto delle prime gite con Gigetto: all’Isola d’Elba, a San Gimignano la città delle 72 torri medievali (oggi ne rimaste solo 14) la scorsa domenica e ieri a Marina di Castagneto Carducci e Bolgheri, dove ci siamo concessi un caffè ai piedi del viale di quei cipressi alti e schietti, tanto cari a Giosuè appunto!

P.s. mi sono commossa a leggere “Davanti a San Guido” mentre salivamo lungo il viale 😊

Greca di chiusura post con sette bambini felici, l'icona di Look Mummy! Felicità assoluta

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Filed Under: Toscana, Viaggi Tagged With: allegria, bagno, bambini, Bolgheri, California, campeggio, Castagneto Carducci, cipressi, Donoratico, Elba, Famiglia, felicità assoluta, Lacona, libertà, mare, Minibus, ottobre, pulmino, San Gimignano, Toscana, traghetto, vacanza, Volkswagen, VW Transporter T4

10 cose divertenti da fare a Newcastle, UK

27 Aprile 2021 by federicabertolli Leave a Comment

Avete mai sentito parlare di Newcastle Upon Tyne? In italiano sarebbe Castelnuovo sul fiume Tyne, una città poco conosciuta, nel nord dell’Inghilterra. Trova le sue origini in epoca romana, come forte lungo il muro di confine settentrionale dell’impero in Britannia.

Ecco 10 cose divertenti da fare a Newcastle, sia per adulti che per famiglie con bambini. Vi racconto la nostra prima settimana di agosto 2019, quando sono andata con Logos e Smilla a trovare la mia sorella di cuore Maria Grazia, che viveva in un castello nella campagna inglese.

  1. I cigni di Bradley Gardens
  2. Paddle surf sul Mare del Nord
  3. Il parco di Cragside e la prima casa illuminata a energia idroelettrica
  4. Gita in bicicletta e storia del treno
  5. In città: il Life Science Centre
  6. Gateshead: il Museo di Arte Moderna Baltic e il Sage
  7. Fish & Chips della Regina
  8. Il Buid-a-Bear Workshop, al centro commerciale Metrocentre
  9. Il tradizionale tè inglese: l’afternoon tea
  10. Il Vallo di Adriano

Da Pisa non avevo trovato voli low cost diretti, così siamo arrivati a Leeds (160 km circa a sud di Newcastle), abbiamo preso un bus all’aeroporto per arrivare alla stazione e con un’ora e mezzo di treno siamo arrivati finalmente a destinazione. La zia Mari abitava a Wylam, un paesino immerso nella campagna inglese, in un castello restaurato e diviso in appartamenti.

1. Primo giorno: i cigni di Bradley Gardens

Attrezzati con un sacchetto di pane secco a testa andiamo a conoscere i cigni di Bradley Gardens, un luogo incantato, dove è possibile anche fermarsi per un autentico tè all’inglese (accompagnato da golosissime torte e tartine), che noi ci siamo concessi in compagnia dei nostri amici la domenica successiva, per il sacro “afternoon tea”. Dopo la visita ai cigni proseguiamo la nostra passeggiata verso la Daniel Farm, una fattoria con sala da tè e vendita diretta, dove i bambini si fermano a chiacchierare con oche, capre, cavalli, pecore, maiali e tacchini. In lontananza possiamo vedere anche un gruppetto di cervi.

2. Secondo giorno: paddle surf nel Mare del Nord

Aiutoooo!! La mia intrepida amica-sorella ha prenotato per noi una splendida escursione con i ragazzi di KA Adventure Sports per andare sulle paddle surf, ovvero tavole sulle quali si dovrebbe stare in piedi, muovendosi con una pagaia… ma essendo il Mare del Nord GELIDO prima di tutto bisogna indossare una muta. Abbiamo voluto condividere questo divertimento con Dave e Dawn, due amici che avevamo conosciuto a Lucca e che avevamo una grandissima a voglia di riabbracciare.

Per l’occasione abbiamo organizzato anche un picnic sul mare ma il tempo inglese non perdona, così dopo una velocissima passeggiata sulla spiaggia corriamo a ripararci sul furgone di Dave, dove abbiamo festeggiato con frittata e sushi! 

Il sole appare brevemente e subito scompare dietro le nuvole, accompagna le nostre giornate inglesi quasi sempre sotto la pioggia, che ci autorizzano a scaldarci con una cioccolata calda in una delle tante Ship Inn (che sarebbe la Locanda delle Pecore) a Newton-by-the-Sea.

3. Terzo giorno: il parco di Cragside e la prima casa illuminata a energia idroelettrica

La zia Mari ci porta a visitare un luogo davvero magico, Cragside, dove si trova la prima casa al mondo illuminata ad energia idroelettrica. Creato da Margaret e William Armstrong, Cragside è protetto dal National Trust, un’organizzazione che tutela il patrimonio storico e culturale inglese. Armstrong dopo aver svolto i primi anni della sua carriera da avvocato si appassionò all’ingegneria idraulica, inventando un nuovo modo di creare energia attraverso il movimento dell’acqua. 

Passeggiando nel bosco di oltre 7 milioni di alberi, creato dalla baronessa Margaret appassionata di flora e fauna, rimaniamo affascinati e i bambini si divertono a scoprire come si crea l’energia facendo girare l’acqua molto forte, grazie a dei meccanismi dimostrativi, a disposizione nelle varie centraline sparse nel parco. In cima alla collina si trova la grande casa vittoriana, in parte visitabile, con sala da tè e negozio, ma noi siamo rimasti fino all’ora di chiusura a esplorare il parco e le sue meraviglie. A questo link trovate la mappa con oltre 64 km di sentieri che si snodano in 1729 ettari di terreno e collegano i cinque laghi artificiali da cui proviene l’acqua utilizzata dalle centrali idroelettriche.

4. Quarto giorno: gita in bicicletta e storia del treno

I nostri amici Dawn e Dave ci portano con il furgoncino Bike4health tutta l’attrezzatura per fare una gita in bicicletta lungo il fiume Tyne. Bike4health è il progetto di Dave con un grande obiettivo culturale: far conoscere e sperimentare i benefici di andare in bicicletta ogni giorno, a tutte le età, proponendo attività individuali o per famiglie, aziende, progetti educativi e nel settore pubblico. 

Pedaliamo lungo il fiume per una trentina di chilometri, attraversando la campagna inglese, passiamo accanto a un campo da golf (Ryton Golf Club), a uno dei più antichi club di canottaggio (Tyne Amateur Rowing Club), alternando nuvoloni, barlumi di sole e pioggia impietosa. Ci fermiamo per asciugarci e scaldarci con un tè fumante nel coffee shop lungo il fiume dedicato al costruttore della prima locomotiva a vapore (Hedley’s Riverside Coffee Shop), prima di scoprire la casa natale di George Stephenson, passato alla storia come il padre delle ferrovie. 

Già in antichità Greci e Romani usavano dei binari pavimentati come guide per indicare il percorso ed evitare che i carri rimanessero bloccati in buche o fango. Tecnica ripresa nelle miniere del nord Europa, per trasportare più facilmente il carbone in superficie. Carri e binari erano ancora tutti di legno, chiamati dai minatori tedeschi del cinquecento “cani” per il rumore che facevano quando passavano nelle gallerie (così racconta Georg Agricola, primo scienziato che studiò i minerali, nel trattato in latino De re metallica, pubblicato nel 1556). Verso la fine del settecento le rotaie di ferro vengono sostituite a quelle di legno, siamo nel pieno della prima rivoluzione industriale e il carico di carbone da trasportare è sempre maggiore. Si inizia a guardare oltre, a come prolungare il trasporto dei carri fino al fiume Tyne, dove il carbone sarà imbarcato e portato nelle varie destinazioni. Così nascono le prime wagonway, delle strade munite di binari. Nel 1769 James Watt brevettò la prima macchina a vapore che rivoluzionò il lavoro nelle fabbriche e da questa George Stephenson inventò e costruì nei primi anni dell’ottocento le prime locomotive a vapore, tra cui quella che passò alla storia, che chiamò Rocket (Razzo). Da qui il passo fu breve e dal trasporto di carbone si passò al trasporto di persone per motivi di lavoro per aprire la strada dopo pochi anni ai viaggi di piacere e conoscenza. In Italia la prima linea ferroviaria venne inaugurata nel 1839 e collegava Napoli a Portici.

5. Quinto giorno: Newcastle, al Life Science Centre

È arrivato il momento di andare a visitare la città di Newcastle: andiamo a piedi alla stazione di Wylam, una delle più antiche al mondo ancora funzionanti, verso il Life Science Centre, un centro per scoprire la scienza a tutte le età, con spettacoli, mostre e spazi gioco per bambini. Appena entrati ci attira subito uno spettacolo sui campi magnetici nel teatro interattivo, poi Smilla e Logos corrono nella zona Making studios, allestita con diversi oggetti e materiali a disposizione per una sessione di 30 minuti. Qui il motto è: “Tutti abbiamo un lato creativo, non devi essere un artista per essere creativo. L’immaginazione non ha limiti di età.”  I genitori sorvegliano e osservano un passo indietro, lasciano sperimentare e divertire. Allo scadere del tempo i bambini rimettono ogni materiale nel relativo contenitore, pronti per nuove avventure. Ed eccoci al planetario, per osservare la terra dallo spazio, scoprire come è stato usato per studiare il nostro pianeta e sognare di essere un’astronauta.

La fame incalza e andiamo al self-service proprio davanti alla Space Zone, ma non possiamo entrare perché Smilla è ancora troppo piccola. Ci consoliamo con la Brain Zone, una zona riservata alla scoperta del cervello, con plastici da montare e giochi interattivi, prima di scendere nella Experiment Zone, un vero e proprio laboratorio a disposizione di bambini da 4 anni in su. All’ingresso si trovano camici divisi per età e occhiali per piccoli scienziate/i, preparazione necessaria prima di entrare in laboratorio e scegliere un esperimento da fare, seguendo le indicazioni fornite dai tecnici che accolgono i bambini. L’ultima parte della visita è dedicata al gioco libero nella zona riservata ai piccoli, con diverse aree per giochi di fantasia e un angolo morbido per la lettura e il relax.  

6. Sesto giorno: al Baltic e Sage di Gateshead

Oggi andiamo al Baltic Centre for Contemporary Art, il museo di arte contemporanea costruito in un vecchio mulino lungo il fiume Tyne. L’ingresso è libero, entriamo e ci lasciamo trasportare dai colori, dai suoni, dagli spazi ampi e da quell’atmosfera di futuro, piacere, libertà di sentimento che ci elettrizza. Ci facciamo rapire dalle opere, Logos e Smilla si immergono nell’esperienza di installazioni plurisonore, infine saliamo fino in cima per affacciarci alla vetrata e ammirare i sette ponti che uniscono l’antica cittadina di Newcastle a Gateshead, una volta località a sé sulla sponda opposta del Tyne, ora sede della vita culturale della città.      

Scendiamo con l’ascensore panoramico e ci dirigiamo verso quell’enorme oggetto luccicante poco distante: il Sage, una sala da concerto progettata da uno degli architetti più famosi al mondo, Norman Foster. Entriamo rapiti dalla curiosità e ci perdiamo nei piani di questo luogo fantastico, che suona di prove, gioventù, esperienze, divertimento e passione.

7. Fish & Chips della Regina

Non potevamo certo tornare a casa senza mangiare il vero fish & chips inglese e con la zia Mari non si scherza, ci porta in un ristorantino super kitch, tutto lucine, roselline e coniglietti, le tavole sono apparecchiate con delle tovagliette di carta con la fotografia della visita della Regina Elisabetta II davanti al negozio! Lucine e regine a parte il pesce con patate è squisito, lo portano con i contorni e le salse che hai scelto e, se ti piace questo piatto, è una vera goduria. Il ristorante si chiama Balls of Prudhoe e si trova a una ventina di chilometri a ovest di Newcastle.

8. Il Buid-a-Bear Workshop, al centro commerciale Metrocentre

La zia Mari si è innamorata di un negozio del Metrocentre dove lavorava, il Buid-a-Bear Workshop, un negozio dove puoi scegliere come creare il tuo pupazzo, con un cuore scintillante da nascondere al suo interno, prima di riempirlo a tuo piacimento con più o meno imbottitura. Un’idea carina, anche se la zia Mari non aveva considerato tutti gli accessori da abbinare…non compresi nel prezzo!

9. Il tradizionale tè inglese: l’afternoon tea

Chiudiamo la nostra settimana inglese con un meraviglioso afternoon tea, servito con vassoi a piani come le torte nunziali, pieni zeppi di tartine, pasticcini e torte di tutti i tipi. Sembra che la tradizione di accompagnare al tè del pomeriggio piatti dolci e salati risalga alla Duchessa Anna Russel, un’amica della Regina Vittoria, che negli anni Quaranta dell’Ottocento iniziò a farsi portare uno spuntino a metà pomeriggio. Questa abitudine venne accolta con piacere e divenne presto un’istituzione, un’evento galante nell’alta società britannica, con ricevimenti anche di centinaia di invitati.  

10. Il Vallo di Adriano

Il Vallo di Adriano è un muro costruito all’inizio del II secolo in seguito alla visita dell’Imperatore Adriano, per proteggersi dall’invasione delle tribù della Caledonia (l’attuale Scozia). Riconosciuto nel 1987 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, il sito comprende anche i resti di numerosi forti costruiti lungo il muro. Andammo a visitarlo nel 2013, passeggiando tra i pascoli con Logos nel marsupio.

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Filed Under: Viaggi, Video Tagged With: afternoon tea, Antica Roma, Baltic, bambini, Bike4health, Bradley Gardens, Britannia, cigni, confine, Cragside, energia idroelettrica, felicità assoluta, Fish & Chips, Gateshead, Gita in bicicletta, Il Buid-a-Bear Workshop, Impero Romano, Inghilterra, Life Science Centre, mamma e bambini, Mare del Nord, Metrocentre, muro di Adriano, musei, Museo di Arte Moderna, Newcastle, Newcastle upon Tyne, Paddle surf, Sage, Scozia, storia del treno, tradizionale tè inglese, Unesco, Vallo di Adriano, viaggi

La razza e l’isola delle rose

27 Gennaio 2020 by federicabertolli Leave a Comment

Libro "Per questo ho vissuto" con una rosa
“Per questo ho vissuto”, libro autobiografico di Sami Modiano

Anche oggi Sami Modiano racconterà la sua testimonianza. Anche oggi si commuoverà come ogni volta che racconta dell’ultimo saluto alla sorella Lucia, come della promessa al padre prima di morire. Samuel Modiano è uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah, partito dall’Isola delle rose, com’era chiamata Rodi, per arrivare nell‘inferno di Birkenau in Polonia un mese dopo, nell’agosto del 1944.

Ho ascoltato diverse volte il suo doloroso racconto, durante le visite tra le rovine del campo di sterminio più organizzato e feroce della storia della disumanità: Auschwitz-Birkenau, dove famiglie intere di ebrei deportati arrivavano su vagoni per il bestiame direttamente alle porte delle camere a gas, per essere uccisi in massa e bruciati nei forni crematori, o direttamente all’aperto quando anche i forni in serie erano insufficienti per la quantità di corpi da incenerire.

Sami è tornato a Birkenau nel 2005, convinto dal suo amico e compagno Piero Terracina, per sciogliere finalmente il quesito più importante e doloroso di tutta la sua vita. Con i ragazzi ha capito profondamente che è riuscito a sopravvivere alla fame, al freddo, alla solitudine, alla disperazione, alla paura, alla follia, alla malattia, all’umiliazione e a quanto non ci potremo mai immaginare, unicamente per raccontare la sua testimonianza. Non a parole, con le lacrime.

In “Per questo ho vissuto”, autobiografia di una vita segnata da profondi dolori, condotta con umiltà e tenacia, si legge di un bambino che viveva in un’isola profumata, all’interno di una comunità pacifica che viveva da secoli insieme a turchi, italiani e greci. Rodi è stata conquistata nei secoli da Ateniesi, Persiani, Macedoni, Romani, Bizantini e fino al 1944 si trovava qui un’importante comunità ebraica proveniente dalla Spagna, convivevano insieme a quella turca, greca e italiana. Dopo le leggi razziali del 1938 le cose cambiarono e gli ebrei furono privati di diritti civili quali insegnare, lavorare in aziende, banche, assicurazioni, possedere terreni o fabbricati e molti altri, tra i quali per i bambini andare a scuola.

“Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola” ecco come Sami ricorda quel giorno:
“Avevo otto anni e mezzo. L’anno scolastico era appena iniziato quando una mattina il maestro mi chiamò. Ero contento, perché mi ero preparato per l’interrogazione. Ero convinto che mi avesse chiamato per questo. Invece il maestro disse che ero stato espulso. Io non capii, rimasi senza parole. L’espulsione era una cosa molto grave e chiesi a bassa voce perché, per quale motivo, credendo di aver commesso qualcosa di sbagliato. […] Capendo il mio stato d’animo, mettendomi una mano sulla testa, lui mi disse di andare a casa stare tranquillo, che mio padre mi avrebbe spiegato il motivo di questa espulsione. […] Espulso…è la cosa più brutta che possa capitare a un bambino che studia e si comporta bene. Cosa avevo fatto di male? Avevo vergogna e paura di dirlo a mio padre. […] Con fatica lo dissi a mio padre. Sapeva che non avevo fatto niente di male e che mi avevano espulso per un motivo diverso. […] mi parlò della «razza», della «razza ebraica» e di Mussolini, che aveva fatto delle leggi in nome di questa «razza». Io gli dicevo di non vedere delle differenze con i miei compagni di classe, io ero uguale a loro, non mi sentivo diverso. Si parlava di razze di cani, razze di gatti…ma ero troppo piccolo per capire. […] È stato un dispiacere enorme, il mio primo impatto con la realtà. Fino a quel momento ero contento, libero, sereno, non mi sentivo diverso. […] Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.“

Il concetto di razza nasce come giustificazione alla sottomissione dei popoli conquistati durante l’espansione coloniale. L’uomo bianco e la sua cultura si impone in molti territori del mondo, autoproclamandosi superiore e civilizzato, quindi in diritto di sfruttare le risorse naturali e le persone originarie di quelle terre. Gli antropologi del tempo studiarono le differenze fisiche, risultato dell’evoluzione naturale e classificarono le diverse «razze». L’antropologia moderna ha dimostrato attraverso numerosi studi genetici che parlare di razze non ha alcun valore scientifico: la specie umana è una. 

La voce «razza» sull’Enciclopedia Treccani si conclude così: “L’ONU condannò il razzismo con la Dichiarazione sulla razza dell’UNESCO (1950) e con una Convenzione del 1965 che definì discriminazione razziale ogni differenza, esclusione e restrizione dalla parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche. Nel 2000, il 21 marzo è stato proclamato giornata mondiale contro il razzismo.”

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Filed Under: Diritti Umani, Libri Tagged With: 27 gennaio, Auschwitz-Birkenau, Birkenau, campi di concentramento, diritti umani, fascismo, giornata della memoria, guerra, leggi razziali, Nazismo, razza, razzismo, Rodi, Sami Modiano, Shoah

Etica per un figlio: un libro illuminante

24 Dicembre 2019 by federicabertolli Leave a Comment

Fede legge un libro fuori, illuminata dal sole, con un albero sullo sfondo
Fede legge Etica per un figlio, di Fernando Savater

Un titolo pesante e un po’ respingente. Comprato forse un anno fa e abbandonato lì nel mucchio di libri da leggere. Consigliato da un amico, aspettava il suo momento, ed è arrivato questo autunno.

Arrivata alla fine ho deciso di condividere almeno le pagine a cui ho fatto le orecchie per me, per andarle a rileggere quando mi venisse in mente di rinfrescarmi le parole così chiare e semplici di Savater. I concetti e i valori di cui parla sono universali e mi ha sorpreso quanto siano elementari le sue riflessioni. Tanto elementari da risultare sconvolgenti, ve ne propongo alcune di seguito.

“Quando parlo di libertà mi riferisco a questo: […] Non dico che possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo, ma neppure siamo obbligati a fare una cosa sola. Qui conviene stabilire un paio di punti fermi sulla libertà. Primo: non siamo liberi di scegliere quello che ci succede […], ma siamo liberi di rispondere a quello che ci succede in un modo o nell’altro (obbedire o ribellarci, essere prudenti o rischiare, vendicarci o rassegnarci, vestirci alla moda o travestirci da orsi, eccetera). Secondo: essere liberi di tentare di fare qualcosa, non ha niente a che vedere col riuscirci necessariamente. La libertà (che consiste nello scegliere tra possibilità) non s’identifica con l’onnipotenza. […] Se non conosco né me stesso né il mondo in cui vivo la mia libertà si scontrerà prima o poi contro la necessità. Ma, cosa importante, non per questo smetterò di essere libero… anche se mi scoccia.
Ma io sono sicuro che nessuno – proprio nessuno – crede davvero di non essere libero, nessuno accetta di funzionare come il cieco meccanismo di un orologio o come una termite. Siccome optare liberamente per certe cose in certe circostanze è molto difficile (entrare in una casa in fiamme per salvare un bambino, per esempio, o opporsi a un tiranno) allora è meglio dire che non c’è libertà per non dover riconoscere che si preferisce fare quello che è più facile: aspettare i pompieri o leccare le scarpe a chi ci schiavizza. Però nel fondo qualcosa non smette di dirci: Se tu avessi voluto…
In sintesi: a differenza di altri esseri, viventi o inanimati, noi uomini possiamo trovare soluzioni nuove e scegliere almeno parzialmente la nostra forma di vita. Possiamo optare per quello che ci sembra essere giusto, e cioè conveniente per noi, ed evitare quello che sembra farci del male o non convenirci. Ma siccome possiamo scegliere, possiamo anche sbagliarci, cosa che non succede ai castori, alle api o alle termiti. Perciò sembra meglio riflettere bene su quello che facciamo e cercare di acquisire un certo saper vivere che ci permetta di scegliere bene. Questo saper vivere, o arte di vivere se preferisci, è ciò che chiamiamo etica.”

Che cosa significa essere imbecille. “Lo sai qual è l’unico dovere che abbiamo nella vita? Quello di non essere imbecilli. Ma non ti credere, la parola imbecille è più sostanziosa di quello che sembra. Viene dal latino baculus, che significa bastone, e l’imbecille è chi ha bisogno del bastone per camminare. […] L’imbecille può essere agilissimo e saltare come una gazzella alle olimpiadi. Non si tratta di questo, perché è uno che non zoppica nei piedi, ma nell’animo: è il suo spirito che è debole e zappetto, anche se il suo corpo fa giravolte di prima classe.
Esistono vari tipi di imbecilli, a scelta:
a) Quello che crede di non volere nulla, dice che tutto gli è indifferente, e non fa altro che sbadigliare o dormicchiare anche se tiene gli occhi aperti e non russa.
b) Quello che crede di volere tutto, la prima cosa che gli capita davanti e il suo contrario: andare via e restare, ballare e rimanere seduto […]
c) Quello che non sa che cosa vuole e non si disturba a cercare di capirlo. Imita i desideri di chi gli sta vicino oppure sostiene il contrario perché sì, e tutto quello che fa è dettato dall’opinione della maggioranza tra quelli che lo circondano: è conformista senza averci riflettuto o ribelle senza motivo.
d) Quello che sa di volere, sa ciò che vuole e, più o meno, sa anche perché, ma senza energia, è pauroso o debole. Alla fine si ritrova sempre a fare quello che non vuole e rimanda a domani quello che vuole, sperando di essere un po’ più convinto.
e) Quello che vuole con forza, è aggressivo, non si ferma davanti a niente, ma sbaglia nel giudicare la realtà, si lascia depistare completamente e finisce per scambiare per benessere ciò che lo distrugge.
Ciascuno di questi tipi di imbecillità ha bisogno di un bastone, ossia di appoggiarsi a qualcosa d’altro, qualcosa di esterno che non ha nulla a che vedere con la libertà. […]
Ma, per piacere, non confondere l’imbecillità di cui ti parlo con quello che normalmente si dice essere imbecille, ossia essere tonto, non sapere le cose, non capire niente di trigonometria […]. Uno può essere imbecille per la matematica e non per la morale, cioè vivere bene. E vale anche il contrario: certi sono furbi come volpi per gli affari ma perfetti cretini per le questioni di etica! […]
L’esatto contrario di essere moralmente imbecille è avere una coscienza. […]
In che cosa consiste questa coscienza che ci guarisce dall’imbecillità? Fondamentalmente dalle caratteristiche seguenti:
a) essere consapevoli che non è vero che una cosa vale l’altra
b) Essere disposti a stabilire se quello che facciamo corrisponde a quello che veramente vogliamo o no.
c) Sviluppare, con la pratica, il buon gusto morale, in modo tale che certe cose finiscano per provocarci una repulsione spontanea (per esempio, mi farà schifo mentire come in genere ci fa schifo fare la pipì nella minestra che stiamo per metterci nel piatto…).
d) Rinunciare a cercare alibi che nascondano il fatto che siamo liberi e dunque ragionevolmente responsabili delle conseguenze dei nostri atti.
Perché è male quello che chiamiamo cattivo? Perché non consente di di vivere bene come abbiamo detto di volere.”

Ma che cos’è l’etica? Secondo Savater “la specialità dell’etica consiste nell’indagare come vivere bene la vita umana, la vita che si trascorre insieme ad altri esseri umani […] se uno non ha nessuna idea di etica perde o spreca il lato umano della sua vita e anche questo, se devo essere sincero, non è una bella cosa”.

Cercando di capire se è più pericoloso un animale feroce o un altro essere umano scrive: “per quanto gli uomini possano essere simili non si più sapere in anticipo qual è il modo migliore di comportarsi con loro. […]  Proprio perché gli altri uomini mi somigliano molto possono risultare più pericolosi di qualsiasi animale feroce o terremoto. Non c’è peggior nemico di un nemico intelligente. […] Tuttavia questo atteggiamento non è tanto prudente […]: se mi comporto da nemico con i miei simili senza dubbio aumento la possibilità che anche loro diventino miei nemici.”

Sull‘uguaglianza e sul mettersi al posto degli altri: “Senza dubbio noi uomini siamo simili e certamente sarebbe stupendo se arrivassimo a essere tutti uguali (cioè nati con le stesse possibilità e uguali davanti alla legge), ma sicuramente non lo siamo né dobbiamo cercare di diventare identici. Che noia e che razza di tortura generalizzata! Metterti al posto dell’altro è fare uno sforzo di obiettività per vedere le cose come le vede lui, non cacciare l’altro e occupare tu il suo posto… Ossia: lui deve continuare a essere se stesso e tu a essere te stesso. Il primo dei diritti dell’uomo è quello a non essere la fotocopia del vicino, a essere più o meno strani. E non hai diritto di obbligare l’altro a smettere di essere strano per il suo bene, a meno che la sua stranezza non consista nel danneggiare il prossimo in modo lampante….”

Etica e felicità sono collegate, la prima serve per raggiungere la seconda. Ecco come come Savater spiega la felicità: “Il massimo che possiamo ottenere da qualsiasi cosa è la felicità. Tutto quello che ci rende felici è giustificato […] mentre quella che ci allontana senza rimedio dalla felicità è una strada sbagliata.
Che cos’è la felicità? Un sì alla vita che ci scaturisce spontaneo da dentro, a volte quando meno ce lo aspettiamo. Un sì a quello che siamo, o meglio a quello che sentiamo di essere. Chi è contento ha già avuto il premio più grande e non sente la mancanza di nulla; chi non è felice – per quanto sia saggio, bello, sano, ricco, forte e santo – è un miserabile, privo della cosa più importante.”

Savater affronta molti altri argomenti come la giustizia, l’utopia o il piacere. Nell’ultima parte del libro ragiona sul concetto di umanità, che vede come un “progetto comune, un modo di comprendere l’essenza umana a partire dalla sua fondamentale fratellanza. Equivale a qualcosa che potremmo riassumere così: essere umano significa non riuscire a capire se stessi se si trascura e s’ignora il resto dei propri simili. […]
Vivere così non è affatto comodo, soprattutto se vogliamo andare oltre le belle parole. Non c’è nulla di più facile che amare l’Umanità in astratto, specialmente quando si vuole apparire sublimi per fare bella figura: dopo tutto, nessuno di noi incontrerà mai la signora Umanità né sarà costretto a cederle il posto sull’autobus; ma ciò che è veramente difficile è rispettare gli altri esseri umani reali e ancor più se sono strani, se vengono da lontano, se parlano un’altra lingua e hanno altre credenze […]. Rispettare il prossimo che ci somiglia è abbastanza ovvio, perché in certo modo equivale a rispettare noi stessi, visto che siamo come lui: la difficoltà inizia quando dobbiamo accettare il diverso, l’estraneo, lo straniero, l’immigrante. Dopotutto, noi umani siamo animali gregari e pertanto ci piace vivere in gregge, vale a dire, fra coloro che ci assomigliano. […] Ma all’improvviso arriva qualcuno che non appartiene al nostro clan, che ha un odore o un colore diverso, che parla un’altra lingua. Allora, l’animale gregario che è in ognuno di noi si spaventa, incomincia a diffidare, si sente in pericolo, crede di essere invaso. In una parola, ecco che diventiamo aggressivi e pericolosi…”

Fernando Savater (San Sebastián, 1947) è un filosofo, saggista e romanziere spagnolo. Etica per un figlio è stato pubblicato nel 1991, con il titolo originale Ética para Amador. 

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Filed Under: Libri Tagged With: coscienza, etica, Felicità, fernando savater, giustizia, libertà, libri, uguaglianza, Umanità

Condividere beni, esperienze e servizi per bambini

17 Aprile 2019 by federicabertolli Leave a Comment

Quando i bambini crescono la casa (come il giardino, il garage, o il balcone) si riempie di oggetti inutili e ingombranti. Penso sempre che li potremmo vendere o passarli…a chi? Intanto le settimane passano, la polvere cresce e lo spazio si riduce.

Condividimi è la nuova piattaforma per le famiglie lucchesi, dove è possibile condividere gratuitamente beni usati ancora buoni, ma anche servizi per esempio di baby-sitter, passaggi auto o nonni civici, ed esperienze, forse la particolarità più importante di questo portale. Basta registrarsi e visitare il forum, dove sono pubblicati gli annunci per cercare e/o offrire quello che si vuole condividere.

Attingere alle risorse di Condividimi è un po’ come tornare al concetto di comunità di una volta, quando le famiglie erano numerose e ne facevano parte un nutrito numero di zii e zie, cugini, nonne e vicini coinvolti nelle attività quotidiane per l’accudimento dei figli.

Oggi siamo più soli, tanti nonni lavorano ancora, o sono troppo malandati per guardare i nipoti, siamo più sospettosi e timidi nell’instaurare rapporti personali veri (intendo di ciccia, non amicizie virtuali), i vicini magari non hanno figli. Insomma, una volta era più naturale sentirsi tutti più coinvolti e responsabili dell’educazione delle generazioni future e disponibili ad aiutarsi.

Luoghi virtuali dove trovare beni usati per bambini ce ne sono, questa nuova piattaforma offre la possibilità di cercare e offrire la condivisione gratuita di attrezzature o abbigliamento che non serve più a famiglie vicine a te. Offrire il passeggino, l’altalena, o le scarpe acquistate troppo piccole significa anche fare un’azione concreta per il riciclo e dare un esempio ai nostri figli di coerenza e buonsenso contro lo spreco.

Una delle prime esperienze offerte su Condividimi riguarda l’orto Piccole Radici, un giardino segreto pensato come spazio gioco e incontro per mamme e bambini da 2 a 5 anni. Cinzia lo annuncia così: “A Saltocchio c’è un giardino….che vorrebbe diventare il giardino dei bambini, pensato, inventato, immaginato insieme”.

Condividimi è promosso dal Comune di Lucca, rientra nelle attività del progetto Lucca In, che offre una serie di opportunità con alto valore pedagogico per educatori e famiglie, è coordinato da Lucca Kids, il portale che aiuta, informa e mette in contatto le mamme lucchesi nell’arduo compito di crescere bambini e mamme felici. Condividimi è finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini nella grazie al fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Nel video Chiara Parenti di Lucca Kids e Giulia Cordella, responsabile del progetto Lucca In, ci raccontano come funziona.

La filosofia del progetto è quella di mettere in rete le famiglie del territorio. Dall’esigenza di risolvere un problema pratico può nascere un legame e magari crescere come amicizia.

Bello no?

sito web: www.condividimi.luccakids.com
email: info@luccakids.com

Greca di chiusura post con sette bambini felici, l'icona di Look Mummy! Felicità assoluta

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Filed Under: Famiglia Tagged With: abbigliamento, abbigliamento bambini, attrezzature per bambini, bambini, baratto, Chiara Parenti, comune di Lucca, comunità, condivisione, Famiglia, forum, forum di condivisione, Giulia Cordella, gratis, gratuito, Lucca, LuccaIn, LuccaKids, lucchese, mamme, nonni, opportunità pedagogiche, passeggino, premaman, scambio, usato

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