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La razza e l’isola delle rose

27 Gennaio 2020 by federicabertolli Leave a Comment

Libro "Per questo ho vissuto" con una rosa
“Per questo ho vissuto”, libro autobiografico di Sami Modiano

Anche oggi Sami Modiano racconterà la sua testimonianza. Anche oggi si commuoverà come ogni volta che racconta dell’ultimo saluto alla sorella Lucia, come della promessa al padre prima di morire. Samuel Modiano è uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah, partito dall’Isola delle rose, com’era chiamata Rodi, per arrivare nell‘inferno di Birkenau in Polonia un mese dopo, nell’agosto del 1944.

Ho ascoltato diverse volte il suo doloroso racconto, durante le visite tra le rovine del campo di sterminio più organizzato e feroce della storia della disumanità: Auschwitz-Birkenau, dove famiglie intere di ebrei deportati arrivavano su vagoni per il bestiame direttamente alle porte delle camere a gas, per essere uccisi in massa e bruciati nei forni crematori, o direttamente all’aperto quando anche i forni in serie erano insufficienti per la quantità di corpi da incenerire.

Sami è tornato a Birkenau nel 2005, convinto dal suo amico e compagno Piero Terracina, per sciogliere finalmente il quesito più importante e doloroso di tutta la sua vita. Con i ragazzi ha capito profondamente che è riuscito a sopravvivere alla fame, al freddo, alla solitudine, alla disperazione, alla paura, alla follia, alla malattia, all’umiliazione e a quanto non ci potremo mai immaginare, unicamente per raccontare la sua testimonianza. Non a parole, con le lacrime.

In “Per questo ho vissuto”, autobiografia di una vita segnata da profondi dolori, condotta con umiltà e tenacia, si legge di un bambino che viveva in un’isola profumata, all’interno di una comunità pacifica che viveva da secoli insieme a turchi, italiani e greci. Rodi è stata conquistata nei secoli da Ateniesi, Persiani, Macedoni, Romani, Bizantini e fino al 1944 si trovava qui un’importante comunità ebraica proveniente dalla Spagna, convivevano insieme a quella turca, greca e italiana. Dopo le leggi razziali del 1938 le cose cambiarono e gli ebrei furono privati di diritti civili quali insegnare, lavorare in aziende, banche, assicurazioni, possedere terreni o fabbricati e molti altri, tra i quali per i bambini andare a scuola.

“Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola” ecco come Sami ricorda quel giorno:
“Avevo otto anni e mezzo. L’anno scolastico era appena iniziato quando una mattina il maestro mi chiamò. Ero contento, perché mi ero preparato per l’interrogazione. Ero convinto che mi avesse chiamato per questo. Invece il maestro disse che ero stato espulso. Io non capii, rimasi senza parole. L’espulsione era una cosa molto grave e chiesi a bassa voce perché, per quale motivo, credendo di aver commesso qualcosa di sbagliato. […] Capendo il mio stato d’animo, mettendomi una mano sulla testa, lui mi disse di andare a casa stare tranquillo, che mio padre mi avrebbe spiegato il motivo di questa espulsione. […] Espulso…è la cosa più brutta che possa capitare a un bambino che studia e si comporta bene. Cosa avevo fatto di male? Avevo vergogna e paura di dirlo a mio padre. […] Con fatica lo dissi a mio padre. Sapeva che non avevo fatto niente di male e che mi avevano espulso per un motivo diverso. […] mi parlò della «razza», della «razza ebraica» e di Mussolini, che aveva fatto delle leggi in nome di questa «razza». Io gli dicevo di non vedere delle differenze con i miei compagni di classe, io ero uguale a loro, non mi sentivo diverso. Si parlava di razze di cani, razze di gatti…ma ero troppo piccolo per capire. […] È stato un dispiacere enorme, il mio primo impatto con la realtà. Fino a quel momento ero contento, libero, sereno, non mi sentivo diverso. […] Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.“

Il concetto di razza nasce come giustificazione alla sottomissione dei popoli conquistati durante l’espansione coloniale. L’uomo bianco e la sua cultura si impone in molti territori del mondo, autoproclamandosi superiore e civilizzato, quindi in diritto di sfruttare le risorse naturali e le persone originarie di quelle terre. Gli antropologi del tempo studiarono le differenze fisiche, risultato dell’evoluzione naturale e classificarono le diverse «razze». L’antropologia moderna ha dimostrato attraverso numerosi studi genetici che parlare di razze non ha alcun valore scientifico: la specie umana è una. 

La voce «razza» sull’Enciclopedia Treccani si conclude così: “L’ONU condannò il razzismo con la Dichiarazione sulla razza dell’UNESCO (1950) e con una Convenzione del 1965 che definì discriminazione razziale ogni differenza, esclusione e restrizione dalla parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche. Nel 2000, il 21 marzo è stato proclamato giornata mondiale contro il razzismo.”

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Filed Under: Diritti Umani, Libri Tagged With: 27 gennaio, Auschwitz-Birkenau, Birkenau, campi di concentramento, diritti umani, fascismo, giornata della memoria, guerra, leggi razziali, Nazismo, razza, razzismo, Rodi, Sami Modiano, Shoah

Etica per un figlio: un libro illuminante

24 Dicembre 2019 by federicabertolli Leave a Comment

Fede legge un libro fuori, illuminata dal sole, con un albero sullo sfondo
Fede legge Etica per un figlio, di Fernando Savater

Un titolo pesante e un po’ respingente. Comprato forse un anno fa e abbandonato lì nel mucchio di libri da leggere. Consigliato da un amico, aspettava il suo momento, ed è arrivato questo autunno.

Arrivata alla fine ho deciso di condividere almeno le pagine a cui ho fatto le orecchie per me, per andarle a rileggere quando mi venisse in mente di rinfrescarmi le parole così chiare e semplici di Savater. I concetti e i valori di cui parla sono universali e mi ha sorpreso quanto siano elementari le sue riflessioni. Tanto elementari da risultare sconvolgenti, ve ne propongo alcune di seguito.

“Quando parlo di libertà mi riferisco a questo: […] Non dico che possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo, ma neppure siamo obbligati a fare una cosa sola. Qui conviene stabilire un paio di punti fermi sulla libertà. Primo: non siamo liberi di scegliere quello che ci succede […], ma siamo liberi di rispondere a quello che ci succede in un modo o nell’altro (obbedire o ribellarci, essere prudenti o rischiare, vendicarci o rassegnarci, vestirci alla moda o travestirci da orsi, eccetera). Secondo: essere liberi di tentare di fare qualcosa, non ha niente a che vedere col riuscirci necessariamente. La libertà (che consiste nello scegliere tra possibilità) non s’identifica con l’onnipotenza. […] Se non conosco né me stesso né il mondo in cui vivo la mia libertà si scontrerà prima o poi contro la necessità. Ma, cosa importante, non per questo smetterò di essere libero… anche se mi scoccia.
Ma io sono sicuro che nessuno – proprio nessuno – crede davvero di non essere libero, nessuno accetta di funzionare come il cieco meccanismo di un orologio o come una termite. Siccome optare liberamente per certe cose in certe circostanze è molto difficile (entrare in una casa in fiamme per salvare un bambino, per esempio, o opporsi a un tiranno) allora è meglio dire che non c’è libertà per non dover riconoscere che si preferisce fare quello che è più facile: aspettare i pompieri o leccare le scarpe a chi ci schiavizza. Però nel fondo qualcosa non smette di dirci: Se tu avessi voluto…
In sintesi: a differenza di altri esseri, viventi o inanimati, noi uomini possiamo trovare soluzioni nuove e scegliere almeno parzialmente la nostra forma di vita. Possiamo optare per quello che ci sembra essere giusto, e cioè conveniente per noi, ed evitare quello che sembra farci del male o non convenirci. Ma siccome possiamo scegliere, possiamo anche sbagliarci, cosa che non succede ai castori, alle api o alle termiti. Perciò sembra meglio riflettere bene su quello che facciamo e cercare di acquisire un certo saper vivere che ci permetta di scegliere bene. Questo saper vivere, o arte di vivere se preferisci, è ciò che chiamiamo etica.”

Che cosa significa essere imbecille. “Lo sai qual è l’unico dovere che abbiamo nella vita? Quello di non essere imbecilli. Ma non ti credere, la parola imbecille è più sostanziosa di quello che sembra. Viene dal latino baculus, che significa bastone, e l’imbecille è chi ha bisogno del bastone per camminare. […] L’imbecille può essere agilissimo e saltare come una gazzella alle olimpiadi. Non si tratta di questo, perché è uno che non zoppica nei piedi, ma nell’animo: è il suo spirito che è debole e zappetto, anche se il suo corpo fa giravolte di prima classe.
Esistono vari tipi di imbecilli, a scelta:
a) Quello che crede di non volere nulla, dice che tutto gli è indifferente, e non fa altro che sbadigliare o dormicchiare anche se tiene gli occhi aperti e non russa.
b) Quello che crede di volere tutto, la prima cosa che gli capita davanti e il suo contrario: andare via e restare, ballare e rimanere seduto […]
c) Quello che non sa che cosa vuole e non si disturba a cercare di capirlo. Imita i desideri di chi gli sta vicino oppure sostiene il contrario perché sì, e tutto quello che fa è dettato dall’opinione della maggioranza tra quelli che lo circondano: è conformista senza averci riflettuto o ribelle senza motivo.
d) Quello che sa di volere, sa ciò che vuole e, più o meno, sa anche perché, ma senza energia, è pauroso o debole. Alla fine si ritrova sempre a fare quello che non vuole e rimanda a domani quello che vuole, sperando di essere un po’ più convinto.
e) Quello che vuole con forza, è aggressivo, non si ferma davanti a niente, ma sbaglia nel giudicare la realtà, si lascia depistare completamente e finisce per scambiare per benessere ciò che lo distrugge.
Ciascuno di questi tipi di imbecillità ha bisogno di un bastone, ossia di appoggiarsi a qualcosa d’altro, qualcosa di esterno che non ha nulla a che vedere con la libertà. […]
Ma, per piacere, non confondere l’imbecillità di cui ti parlo con quello che normalmente si dice essere imbecille, ossia essere tonto, non sapere le cose, non capire niente di trigonometria […]. Uno può essere imbecille per la matematica e non per la morale, cioè vivere bene. E vale anche il contrario: certi sono furbi come volpi per gli affari ma perfetti cretini per le questioni di etica! […]
L’esatto contrario di essere moralmente imbecille è avere una coscienza. […]
In che cosa consiste questa coscienza che ci guarisce dall’imbecillità? Fondamentalmente dalle caratteristiche seguenti:
a) essere consapevoli che non è vero che una cosa vale l’altra
b) Essere disposti a stabilire se quello che facciamo corrisponde a quello che veramente vogliamo o no.
c) Sviluppare, con la pratica, il buon gusto morale, in modo tale che certe cose finiscano per provocarci una repulsione spontanea (per esempio, mi farà schifo mentire come in genere ci fa schifo fare la pipì nella minestra che stiamo per metterci nel piatto…).
d) Rinunciare a cercare alibi che nascondano il fatto che siamo liberi e dunque ragionevolmente responsabili delle conseguenze dei nostri atti.
Perché è male quello che chiamiamo cattivo? Perché non consente di di vivere bene come abbiamo detto di volere.”

Ma che cos’è l’etica? Secondo Savater “la specialità dell’etica consiste nell’indagare come vivere bene la vita umana, la vita che si trascorre insieme ad altri esseri umani […] se uno non ha nessuna idea di etica perde o spreca il lato umano della sua vita e anche questo, se devo essere sincero, non è una bella cosa”.

Cercando di capire se è più pericoloso un animale feroce o un altro essere umano scrive: “per quanto gli uomini possano essere simili non si più sapere in anticipo qual è il modo migliore di comportarsi con loro. […]  Proprio perché gli altri uomini mi somigliano molto possono risultare più pericolosi di qualsiasi animale feroce o terremoto. Non c’è peggior nemico di un nemico intelligente. […] Tuttavia questo atteggiamento non è tanto prudente […]: se mi comporto da nemico con i miei simili senza dubbio aumento la possibilità che anche loro diventino miei nemici.”

Sull‘uguaglianza e sul mettersi al posto degli altri: “Senza dubbio noi uomini siamo simili e certamente sarebbe stupendo se arrivassimo a essere tutti uguali (cioè nati con le stesse possibilità e uguali davanti alla legge), ma sicuramente non lo siamo né dobbiamo cercare di diventare identici. Che noia e che razza di tortura generalizzata! Metterti al posto dell’altro è fare uno sforzo di obiettività per vedere le cose come le vede lui, non cacciare l’altro e occupare tu il suo posto… Ossia: lui deve continuare a essere se stesso e tu a essere te stesso. Il primo dei diritti dell’uomo è quello a non essere la fotocopia del vicino, a essere più o meno strani. E non hai diritto di obbligare l’altro a smettere di essere strano per il suo bene, a meno che la sua stranezza non consista nel danneggiare il prossimo in modo lampante….”

Etica e felicità sono collegate, la prima serve per raggiungere la seconda. Ecco come come Savater spiega la felicità: “Il massimo che possiamo ottenere da qualsiasi cosa è la felicità. Tutto quello che ci rende felici è giustificato […] mentre quella che ci allontana senza rimedio dalla felicità è una strada sbagliata.
Che cos’è la felicità? Un sì alla vita che ci scaturisce spontaneo da dentro, a volte quando meno ce lo aspettiamo. Un sì a quello che siamo, o meglio a quello che sentiamo di essere. Chi è contento ha già avuto il premio più grande e non sente la mancanza di nulla; chi non è felice – per quanto sia saggio, bello, sano, ricco, forte e santo – è un miserabile, privo della cosa più importante.”

Savater affronta molti altri argomenti come la giustizia, l’utopia o il piacere. Nell’ultima parte del libro ragiona sul concetto di umanità, che vede come un “progetto comune, un modo di comprendere l’essenza umana a partire dalla sua fondamentale fratellanza. Equivale a qualcosa che potremmo riassumere così: essere umano significa non riuscire a capire se stessi se si trascura e s’ignora il resto dei propri simili. […]
Vivere così non è affatto comodo, soprattutto se vogliamo andare oltre le belle parole. Non c’è nulla di più facile che amare l’Umanità in astratto, specialmente quando si vuole apparire sublimi per fare bella figura: dopo tutto, nessuno di noi incontrerà mai la signora Umanità né sarà costretto a cederle il posto sull’autobus; ma ciò che è veramente difficile è rispettare gli altri esseri umani reali e ancor più se sono strani, se vengono da lontano, se parlano un’altra lingua e hanno altre credenze […]. Rispettare il prossimo che ci somiglia è abbastanza ovvio, perché in certo modo equivale a rispettare noi stessi, visto che siamo come lui: la difficoltà inizia quando dobbiamo accettare il diverso, l’estraneo, lo straniero, l’immigrante. Dopotutto, noi umani siamo animali gregari e pertanto ci piace vivere in gregge, vale a dire, fra coloro che ci assomigliano. […] Ma all’improvviso arriva qualcuno che non appartiene al nostro clan, che ha un odore o un colore diverso, che parla un’altra lingua. Allora, l’animale gregario che è in ognuno di noi si spaventa, incomincia a diffidare, si sente in pericolo, crede di essere invaso. In una parola, ecco che diventiamo aggressivi e pericolosi…”

Fernando Savater (San Sebastián, 1947) è un filosofo, saggista e romanziere spagnolo. Etica per un figlio è stato pubblicato nel 1991, con il titolo originale Ética para Amador. 

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Condividere beni, esperienze e servizi per bambini

17 Aprile 2019 by federicabertolli Leave a Comment

Quando i bambini crescono la casa (come il giardino, il garage, o il balcone) si riempie di oggetti inutili e ingombranti. Penso sempre che li potremmo vendere o passarli…a chi? Intanto le settimane passano, la polvere cresce e lo spazio si riduce.

Condividimi è la nuova piattaforma per le famiglie lucchesi, dove è possibile condividere gratuitamente beni usati ancora buoni, ma anche servizi per esempio di baby-sitter, passaggi auto o nonni civici, ed esperienze, forse la particolarità più importante di questo portale. Basta registrarsi e visitare il forum, dove sono pubblicati gli annunci per cercare e/o offrire quello che si vuole condividere.

Attingere alle risorse di Condividimi è un po’ come tornare al concetto di comunità di una volta, quando le famiglie erano numerose e ne facevano parte un nutrito numero di zii e zie, cugini, nonne e vicini coinvolti nelle attività quotidiane per l’accudimento dei figli.

Oggi siamo più soli, tanti nonni lavorano ancora, o sono troppo malandati per guardare i nipoti, siamo più sospettosi e timidi nell’instaurare rapporti personali veri (intendo di ciccia, non amicizie virtuali), i vicini magari non hanno figli. Insomma, una volta era più naturale sentirsi tutti più coinvolti e responsabili dell’educazione delle generazioni future e disponibili ad aiutarsi.

Luoghi virtuali dove trovare beni usati per bambini ce ne sono, questa nuova piattaforma offre la possibilità di cercare e offrire la condivisione gratuita di attrezzature o abbigliamento che non serve più a famiglie vicine a te. Offrire il passeggino, l’altalena, o le scarpe acquistate troppo piccole significa anche fare un’azione concreta per il riciclo e dare un esempio ai nostri figli di coerenza e buonsenso contro lo spreco.

Una delle prime esperienze offerte su Condividimi riguarda l’orto Piccole Radici, un giardino segreto pensato come spazio gioco e incontro per mamme e bambini da 2 a 5 anni. Cinzia lo annuncia così: “A Saltocchio c’è un giardino….che vorrebbe diventare il giardino dei bambini, pensato, inventato, immaginato insieme”.

Condividimi è promosso dal Comune di Lucca, rientra nelle attività del progetto Lucca In, che offre una serie di opportunità con alto valore pedagogico per educatori e famiglie, è coordinato da Lucca Kids, il portale che aiuta, informa e mette in contatto le mamme lucchesi nell’arduo compito di crescere bambini e mamme felici. Condividimi è finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini nella grazie al fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Nel video Chiara Parenti di Lucca Kids e Giulia Cordella, responsabile del progetto Lucca In, ci raccontano come funziona.

La filosofia del progetto è quella di mettere in rete le famiglie del territorio. Dall’esigenza di risolvere un problema pratico può nascere un legame e magari crescere come amicizia.

Bello no?

sito web: www.condividimi.luccakids.com
email: info@luccakids.com

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Filed Under: Famiglia Tagged With: abbigliamento, abbigliamento bambini, attrezzature per bambini, bambini, baratto, Chiara Parenti, comune di Lucca, comunità, condivisione, Famiglia, forum, forum di condivisione, Giulia Cordella, gratis, gratuito, Lucca, LuccaIn, LuccaKids, lucchese, mamme, nonni, opportunità pedagogiche, passeggino, premaman, scambio, usato

Le Mura di Lucca, la mia città

30 Marzo 2019 by federicabertolli Leave a Comment

 

felice sul risciò, insieme alla mia famiglia
Fede sulle mura

Festeggiamo l’arrivo della primavera con un giro di mura in risciò. Lasciamo la macchina al parcheggio e ci avviamo con le biciclette verso Porta San Donato, ci fermiamo al primo baluardo per giocare un po’ sulle collinette e per andare sull’altalena. Poi ci dirigiamo verso piazza Santa Maria per noleggiare un risciò.

Colgo l’occasione per studiare la storia di quest’opera grandiosa: le Mura di Lucca sono seconde solo a quelle costruite dai veneziani per fortificare Nicosia, capitale di Cipro. Costruite con mattoni di fango, le mura cipriote sono lunghe qualche centinaia di metri più delle nostre, ma non abbastanza larghe da poterci passeggiare sopra, tra viali alberati e baluardi giardino come quelli lucchesi.

Quella che vediamo oggi è la terza cerchia muraria, Lucca infatti era una città romana, che viveva intorno al foro (Piazza San Michele in foro appunto), da cui partivano le due arterie principali: il cardo (via Santa Croce fino a Via San paolino) e il decumano (via Fillungo fino a via Cenami). Di questa prima cerchia rimane solo un piccolissimo tratto vicino alla chiesina delle Rose, dietro il duomo di San Martino.

L’anfiteatro romano invece è ancora oggi conservato perfettamente. Un tempo sede del mercato, oggi è uno dei simboli della città. Nella piazza ovale, circondata da locali, lucchesi e turisti da tutto il mondo si possono godere la pace cittadina, oltre ad eventi di arte o spettacoli estivi.

Nel Medioevo la cinta muraria fu allargata secondo le esigenze della nuova città e di queste mura rimangono ancora due porte, ora all’interno del centro storico: Porta San Gervasio sul cardo e Porta dei Borghi alla fine del decumano.

Infine i primi del Cinquecento la Lucca rinascimentale richiedeva delle mura ancora più ampie e imponenti, per difendersi principalmente dai fiorentini. In realtà le mura servirono come deterrente, più che come fortificazione militare. L’unica occasione in cui le mura servirono per proteggere la città fu nel 1812 quando durante un’alluvione del vicino fiume Serchio, i lucchesi chiusero e imbottirono tutte le porte con materassi e pagliericci.

Lucca mantenne la sua indipendenza fino al 1799 quando cadde sotto i francesi e Napoleone decise di assegnarla alla sorella Elisa Baciocchi. Uno dei monumenti dedicati alla principessa è proprio Porta Elisa, prima apertura in direzione di Firenze, ormai non più pericolosa.

In seguito alla morte di Napoleone, dopo riassetto europeo deciso nel Congresso di Vienna, a Lucca arrivò Maria Luisa Borbone, Infanta di Spagna. Tra i cambiamenti voluti dalla Duchessa ci fu la trasformazione delle mura da fortificazione a giardino e passeggiata della città. Nacquero così l’Orto botanico nel 1818, realizzato secondo il progetto affidato a Lorenzo Nottolini per creare un’area verde all’interno della cinta muraria. In seguito, nel 1840, il figlio Carlo Ludovico Borbone, volle trasformare una casermetta militare in caffè, e nacque il primo locale sulle mura, in cima a una maestosa salita da Piazza Grande, ovvero Piazza Napoleone.

Con il nostro risciò facciamo tutto i giro delle mura e scendiamo al baluardo di San Frediano, passando davanti al giardino di Palazzo Pfanner, location di numerosi film, dal Marchese del Grillo con Alberto Sordi, a Ritratto di Signora con Nicole Kidman.

Attraversiamo la città, girando nelle viettine strette, tra palazzi ricciolosi, davanti alla Domus Romana del I secolo a.c., in Piazza delle Catene ovvero San Michele in Foro, con la tipica facciata in stile lucchese con mille colonnine tutte diverse, sormontate dall’immenso Arcangelo Michele, con il leggendario brillante al dito, visibile ai più determinati all’imbrunire.

Ancora avanti, verso il Duomo di San Martino, dove si svolge uno dei più famosi mercatini dell’antiquariato ogni terzo fine settimana del mese; attraverso piazza Bernardini per vedere l’ostinata “Pietra del Diavolo“, che secondo un’altra leggenda, rimane staccata dal muro nonostante le numerose sostituzioni; per finire in piazza Cittadella, dove si trova la casa natale di Giacomo Puccini, ora museo dell’omonima Fondazione.

Lucca riserva sempre mille sorprese, anche per i suoi abitanti. Continueremo a viverla e a raccontarla con gioia!

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Visita ad Auschwitz – conclusioni e info pratiche

27 Febbraio 2019 by federicabertolli Leave a Comment

Fede davanti a una casa bianca, tutto ricoperto di neve
Davanti alla Guest House 7th Room a Oświęcim (Auschwitz), in Polonia

Dopo i due giorni passati a visitare gli orrori dell’olocausto ad Auschwitz ripartiamo con un bagaglio pieno di emozioni e un forte senso del dovere: diffondere a più persone possibile quanto è accaduto prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.

La discriminazione, l’odio, la violenza e lo sterminio di famiglie intere. Per la maggior parte ebrei ma non solo, i polacchi dopo l’invasione da parte di Hitler dovevano scomparire dalla faccia della terra. Gli zingari perché “asociali”, gli intellettuali perché pericolosi per il regime, gli omosessuali perché non conformi all’ideologia nazista, i Testimoni di Geova in quanto obiettori di coscienza, i russi come prigionieri politici.

Nell’ottica della prepotenza ogni pretesto è valido per prevalere sulle minoranze. Ieri come oggi. “Oggi con i migranti, come ieri con gli ebrei” afferma la senatrice a vita Liliana Segre, una dei 25 sopravvissuti, su 776 bambini italiani deportati ad Auschwitz.

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Come arrivare ad Auschwitz, in Polonia

Sicuramente il viaggio in aereo è il più comodo e veloce. Noi abbiamo scelto di andare in treno, siamo partiti a piedi verso la stazione più vicina per ripercorrere anche emotivamente il viaggio che dovevano affrontare i deportati. Viaggiavano per giorni, su vagoni bestiame senza acqua, cibo (solo con le provviste che ognuno di era portato), senza avere la minima idea di quanto durasse il viaggio, né di quale fosse la destinazione finale. Ammassati uno sull’altro, tra bisogni fisiologici e corpi di chi non ce l’aveva fatta neanche ad arrivare.

Il percorso migliore, con meno cambi da fare ci è sembrato: Firenze-Vienna-Břeclav (Rep. Ceca)-Oświęcim (il nome polacco di Auschwitz). Da Lucca siamo andati a Firenze per prendere l’Euronight Trenitalia per Vienna (clicca per info). La mattina abbiamo preso il treno per Břeclav (clicca per info), subito dopo il confine tra l’Austria e la Repubblica Ceca, da qui l’ultimo treno per la destinazione finale: Auschwitz, a circa 60 km da Cracovia. In tutto il nostro viaggio è durato quasi 23 ore (qui il post con il video del viaggio di andata)

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Dove alloggiare

Abbiamo scelto la Guest House 7th Room, a 10 minuti a piedi dal Museo del campo di concentramento di Auschwitz e mezz’ora distante dall’ex campo di sterminio di Auschwitz II-Birkenau. Pulita, moderna, con una cucina attrezzata a disposizione. Il supermercato si trova a 200 metri.

Come preparare la visita

Andare a visitare gli ex campi di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau è un’esperienza che consigliamo a tutti (compiuti 14 anni). Lascia un segno profondo nella vita di chi ripercorre la dolorosa e folle storia di morte inflitta a innumerevoli esseri umani.

Consigliamo di preparare la visita ad Auschwitz attraverso libri, film (Il bambino con il pigiama a righe è l’ultimo che ho visto), video testimonianze dei sopravvissuti (per esempio quella Sami Modiano), che raccontano l’inferno che ha rubato loro la famiglia, l’infanzia, la casa e la serenità dell’anima per il resto dei loro giorni.

Sul sito ufficiale è disponibile un mini corso introduttivo, molto utile. Nei blocchi dell’ex campo di Auschwitz sono allestite diverse mostre, alcune permanenti, altre suddivise per paese, oltre a diversi progetti educativi. Inoltre, cliccando i seguenti link è possibile visualizzare le mostre on-line e aprire la pagina della visita virtuale ai diversi luoghi in interesse ad Auschwitz.

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Come prenotare una visita guidata in italiano

A questo link, nella sezione del sito Visiting è possibile prenotare una visita guidata, individuale o in gruppo, anche in italiano.

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Filed Under: Diritti Umani, Firenze, Storia, Viaggi, Video Tagged With: Auschwitz, Birkenau, Břeclav, campi di concentramento, diario, ebrei, Firenze, guerra, Liliana Segre, memoria, migranti, Nazismo, Olocausto, Oświęcim, Polonia, razzismo, Repubblica Ceca, Shoah, sterminio, storia, treno, video, video YouTube, Vienna, visita, Wien, YouTube

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Famiglia e viaggi, arte, musica e cultura, cucina e salute. Amo scoprire, ascoltare e incoraggiare le persone a trovare la gioia di vivere. Continua…

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Il mio racconto pubblicato dal Corriere della Sera sul blog Malattia come opportunità:

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Diario di viaggio su La Nazione

Il mio diario di viaggio sulla visita ad Auschwitz-Birkenau pubblicato su La Nazione:

Fede al cancello di Auschwitz: "Arbeit macht frei"

L’asciugamano azzurro

Grande platano con cielo azzurro

… È caldo in bagno. Dopo la doccia ho sempre la pressione particolarmente bassa. Mi siedo sul water e mi strofino la testa. Eccoli sull’asciugamano azzurro. Ci siamo.

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