
Anche oggi Sami Modiano racconterà la sua testimonianza. Anche oggi si commuoverà come ogni volta che racconta dell’ultimo saluto alla sorella Lucia, come della promessa al padre prima di morire. Samuel Modiano è uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah, partito dall’Isola delle rose, com’era chiamata Rodi, per arrivare nell‘inferno di Birkenau in Polonia un mese dopo, nell’agosto del 1944.
Ho ascoltato diverse volte il suo doloroso racconto, durante le visite tra le rovine del campo di sterminio più organizzato e feroce della storia della disumanità: Auschwitz-Birkenau, dove famiglie intere di ebrei deportati arrivavano su vagoni per il bestiame direttamente alle porte delle camere a gas, per essere uccisi in massa e bruciati nei forni crematori, o direttamente all’aperto quando anche i forni in serie erano insufficienti per la quantità di corpi da incenerire.
Sami è tornato a Birkenau nel 2005, convinto dal suo amico e compagno Piero Terracina, per sciogliere finalmente il quesito più importante e doloroso di tutta la sua vita. Con i ragazzi ha capito profondamente che è riuscito a sopravvivere alla fame, al freddo, alla solitudine, alla disperazione, alla paura, alla follia, alla malattia, all’umiliazione e a quanto non ci potremo mai immaginare, unicamente per raccontare la sua testimonianza. Non a parole, con le lacrime.
In “Per questo ho vissuto”, autobiografia di una vita segnata da profondi dolori, condotta con umiltà e tenacia, si legge di un bambino che viveva in un’isola profumata, all’interno di una comunità pacifica che viveva da secoli insieme a turchi, italiani e greci. Rodi è stata conquistata nei secoli da Ateniesi, Persiani, Macedoni, Romani, Bizantini e fino al 1944 si trovava qui un’importante comunità ebraica proveniente dalla Spagna, convivevano insieme a quella turca, greca e italiana. Dopo le leggi razziali del 1938 le cose cambiarono e gli ebrei furono privati di diritti civili quali insegnare, lavorare in aziende, banche, assicurazioni, possedere terreni o fabbricati e molti altri, tra i quali per i bambini andare a scuola.
“Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola” ecco come Sami ricorda quel giorno:
“Avevo otto anni e mezzo. L’anno scolastico era appena iniziato quando una mattina il maestro mi chiamò. Ero contento, perché mi ero preparato per l’interrogazione. Ero convinto che mi avesse chiamato per questo. Invece il maestro disse che ero stato espulso. Io non capii, rimasi senza parole. L’espulsione era una cosa molto grave e chiesi a bassa voce perché, per quale motivo, credendo di aver commesso qualcosa di sbagliato. […] Capendo il mio stato d’animo, mettendomi una mano sulla testa, lui mi disse di andare a casa stare tranquillo, che mio padre mi avrebbe spiegato il motivo di questa espulsione. […] Espulso…è la cosa più brutta che possa capitare a un bambino che studia e si comporta bene. Cosa avevo fatto di male? Avevo vergogna e paura di dirlo a mio padre. […] Con fatica lo dissi a mio padre. Sapeva che non avevo fatto niente di male e che mi avevano espulso per un motivo diverso. […] mi parlò della «razza», della «razza ebraica» e di Mussolini, che aveva fatto delle leggi in nome di questa «razza». Io gli dicevo di non vedere delle differenze con i miei compagni di classe, io ero uguale a loro, non mi sentivo diverso. Si parlava di razze di cani, razze di gatti…ma ero troppo piccolo per capire. […] È stato un dispiacere enorme, il mio primo impatto con la realtà. Fino a quel momento ero contento, libero, sereno, non mi sentivo diverso. […] Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.“
Il concetto di razza nasce come giustificazione alla sottomissione dei popoli conquistati durante l’espansione coloniale. L’uomo bianco e la sua cultura si impone in molti territori del mondo, autoproclamandosi superiore e civilizzato, quindi in diritto di sfruttare le risorse naturali e le persone originarie di quelle terre. Gli antropologi del tempo studiarono le differenze fisiche, risultato dell’evoluzione naturale e classificarono le diverse «razze». L’antropologia moderna ha dimostrato attraverso numerosi studi genetici che parlare di razze non ha alcun valore scientifico: la specie umana è una.
La voce «razza» sull’Enciclopedia Treccani si conclude così: “L’ONU condannò il razzismo con la Dichiarazione sulla razza dell’UNESCO (1950) e con una Convenzione del 1965 che definì discriminazione razziale ogni differenza, esclusione e restrizione dalla parità dei diritti in base a razza, colore della pelle e origini nazionali ed etniche. Nel 2000, il 21 marzo è stato proclamato giornata mondiale contro il razzismo.”