
Bambini a casa malati da domenica. Lievito madre in frigorifero fermo, abbandonato da non so più quando.
Ieri mattina lo tiro fuori dubbiosa, non so se è ancora vivo, povero. Lo rianimo con acqua tiepida e farina fino a farlo diventare una pasta morbida, acquosa e filante come quella della mozzarella.
Naturalmente questo lavoro lo faccio insieme a Smilla di due anni, che volenterosa mi vuole aiutare “Uto? Uto?” mi chiede insistentemente. Certo, lo faccio per questo. Poi però nel bel mezzo dell’impastamento Smilla decide di andare a vedere che cosa sta facendo Logos, suo fratello, e si avvia nel corridoio con le mani incrostate di pasta. Non mi posso muovere e poi le mie mani sono peggio delle sue. La chiamo ma vedendomi impotente cavalca trionfante il suo momento di libertà.
Dopo un paio d’ore vedo con piacere che il lievito è ancora vivo e la pasta è cresciuta. La lascio tranquilla fino a dopo pranzo e a quel punto ne levo un po’ e la rimetto nel barattolo in frigo. Aggiungo acqua e farina (un misto tra farina normale, con manitoba e una specifica per pane) e continuo a impastare.
La rimpasto ancora prima di andare a letto. Fare il pane con il lievito madre richiede tempo, pazienza e dedizione, come il resto della famiglia!
Finalmente stamattina dopo averla ancora lavorata un po’ inizio a preparare focacce e pagnotte. Oggi è il turno di Logos, Smilla è tornata all’asilo. Naturalmente vuole il suo grembiule lindo, non quello già sporco di sua sorella.
Logos ha cinque anni ed è un abile pasticcere, facciamo torte da quando ne ha due e siamo entrambi molto fieri della sua passione per la cucina. Insomma, mentre io preparo la prima teglia lui si tuffa nella seconda e io tremo un po’ perché ho paura che mi sgonfi tutta la lievitazione, ma mi dico che in fondo non importa, lui è così felice.
Mentre lavoriamo penso a quali teglie prendere e mi viene in mente che un po’ di tempo fa ero entrata in un negozio di articoli per la casa, di quelli un po’ ricercati, e avevo visto nell’espositore delle pentole Emile Henry una pentola con il coperchio per fare il pane. Il commesso mi aveva spiegato che in questo modo il pane non si secca perché il coperchio lo mantiene umido. Una pentola con il coperchio che va in forno ce l’ho anch’io! È di metallo, più leggera, non così bella, ma voglio provare.
Alla fine prepariamo due focacce, una pagnottina e una pagnottona che adagio nella mia pentola nera. Non posso condividere la ricetta perché non ho idea delle dosi che ho usato, vado a occhio e a sensazione.
Facciamo il pane con il lievito madre da un anno circa (qualche volta, infatti era rimasto abbandonato in frigo da un bel po’) e qualche trucco l’abbiamo scoperto, come mettere un pentolino di acqua sul fondo del forno per creare il vapore di cui ha bisogno il pane per non seccare (come i forni a vapore dei panettieri), usare la farina di mais sulla teglia, bagnare pane e focaccia prima di infornare, ripiegare la pasta come un lenzuolo per farla lievitare meglio. Ma su questo vi rimando ai numerosi siti e blog di cucina.
Insomma, con mia grande soddisfazione la pagnotta cotta con il coperchio è venuta benissimo: alta, soffice e dorata!
A pranzo siamo soli Logos e io, festeggiamo con un’insalata di pan di zucchero, finocchi, carote, carciofi crudi, olive nere à la grecque (che gli sono piaciute moltissimo) per cominciare, e dopo… focaccia e salame!
