
Ho aspettato un po’ prima di portare Logos al Conservatorio dove ho studiato.
Avevo sentito parlare del corso Suzuki per bambini, sapevo che avevano iniziato anche al Boccherini di Lucca, ma non eravamo pronti. Poi durante le vacanze di Natale mi è venuta l’ispirazione, ho contattato l’insegnante e siamo andati alla lezione di prova. Logos è rimasto entusiasta e ci siamo iscritti.
Siamo perché secondo questo metodo il bambino impara a suonare come ha imparato a parlare: attraverso la continua e amorevole ripetizione dei genitori, oltre a tutte le persone che si prendono cura di lui o lei.
Con la musica è lo stesso: il bambino va a lezione sempre insieme a un genitore. Si impara a cantare, a suonare, a riconoscere i valori e le note attraverso giochi, ritmi, danze, filastrocche, disegni e mimi.
Il fondatore di questo metodo, Shinichi Suzuki, era un violinista, filosofo ed educatore giapponese (1898-1998), che negli anni Venti del secolo scorso venne in Europa per conoscere l’arte e la cultura occidentale. Studiò il violino con i migliori musicisti dell’epoca, divenne amico di Albert Einstein e conobbe la nuova visione dell’educazione dei bambini, grazie agli studi di Jean Piaget e alla didattica di Maria Montessori.
L’introduzione del libro di Elena Enrico, che ha adattato il metodo per l’Istituto Suzuki Italiano inizia con queste parole:
“Venuto al mondo, ogni bambino ha intorno a sé le persone che potranno fare di lui un uomo felice, responsabile, intelligente e sensibile, oppure soffocare per sempre la volontà di apprendere che qualunque essere vivente, e in particolare modo l’uomo, ha come patrimonio genetico.”
Quando le ho lette mi sono commossa e ho sentito ancora di più la mia responsabilità di genitore. Paura di sbagliare e gioia infinita.
Durante il corso collettivo, il Children’s Music Laboratory, si impara a familiarizzare con lo strumento con un violino di plexiglass.