Ancora violenza sessuale.
Due bambine di 4 e 7 anni, abusate dallo zio, per due anni.
Leggo sulla Nazione di ieri la condanna a dieci anni per lo zio delle sorelline, e otto anni alla madre, che ha permesso al fratello di calpestare la vita delle sue bambine.
Ogni volta che leggo o sento una notizia di abuso sessuale soffro profondamente e rimango allibita di fronte alla pena prevista per questi reati*: da cinque a dieci anni, oppure da sei a dodici se la vittima è minore di quattordici anni, o al massimo da sette a quattordici anni, se minore di dieci. Se e quando vengono condannati e reclusi.
Chi ha subito abusi sessuali infantili soffrirà per tutta la vita.
Depressione, ansia, disturbi alimentari e psichici, mancanza di fiducia e autostima, predisposizione all’abuso di alcol e droghe, autolesionismo fino al suicidio.
Per questo l’American Psychological Association dichiara nel 1999:
Allora, mi chiedo, perché in un paese meraviglioso come l’Italia, culla della cultura e dell’arte, di civiltà millenarie e sapienti, permettiamo che i nostri bambini vengano violentati e rovinati per la vita che rimane loro da vivere?
Quando penso ai bambini senza diritti umani, per cui le grandi organizzazioni internazionali lottano costantemente, me li immagino in paesi lontani. Mi sbaglio.
Non so ancora che cosa posso fare per non rimanere a guardare, leggere e sentire notizie come quella di oggi, ma lo troverò.
*LEGGE 15 febbraio 1996 n. 66 (Norme contro la violenza sessuale)
Art. 3. Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità̀, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali é punito con la reclusione da cinque a dieci anni
Art. 4. La pena é della reclusione da sei a dodici anni se i fatti sono commessi nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni quattordici;
La pena é della reclusione da sette a quattordici anni se il fatto é commesso nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni dieci”.