
Venerdì scorso 6 aprile sono stata al convegno “Riflessioni sul sistema giudiziario per il contrasto alla violenza sulle donne e sui minori“, organizzato dall’Associazione Luna.
La violenza sulle donne e i minori è un tema che mi tocca nel profondo, per il quale ho sofferto la mia inutilità. Ora che ho questo strumento e posso scrivere sul blog di un tema tanto delicato e fastidioso per molti, la mia sofferenza finalmente ha un’utilità.
Condivido di seguito i punti che mi hanno colpito di più e le novità interessanti per tutti, vittime, violenti, vicini, parrucchieri o farmacisti: persone normali della nostra società.
“Mamma mia, che orrore” è quello che pensiamo quando sentiamo o leggiamo notizie di femminicidio o maltrattamenti, come se la cosa non ci riguardasse né da vicino, né da lontano. Come se queste cose succedessero su un altro pianeta.
Invece le donne e i minori vengono maltrattati e purtroppo uccisi sotto i nostri occhi.
In quest’ottica la Dott.ssa Banti, responsabile del Codice Rosa* al Pronto Soccorso di Lucca e Garfagnana, ha parlato di sentinelle nella società: pediatri, ma anche parrucchieri, farmacisti, estetiste, chiunque noti qualcosa di strano nella persona che conosce e frequenta periodicamente. Per fare questo c’è bisogno di formare le persone per conoscere e riconoscere la violenza.
“Il nostro lavoro è quello di scavare per tirare fuori il sommerso, quello che non si vede, che non viene detto”.
Il Capo della Procura di Lucca, il Dott. Pietro Suchan, ha parlato di braccialetto elettronico per proteggere le vittime di violenza familiare, ma anche di allontanamento del soggetto violento dalla casa familiare. Giusto, giustissimo, ma allora perché se la legge che lo stabilisce è del 2001 (Legge n. 154 del 5 Aprile 2001) sono ancora le donne a scappare e cercare riparo nelle case rifugio?
Il Procuratore ci ha anche informati di una sentenza appena emanata per un caso di stalking a Lucca: 10 anni di reclusione.
Crimini contro le donne è il libro del magistrato penale Fabio Roia** che ha scelto questo titolo per sottolineare la criminalità della violenza, spesso non riconosciuta tale neanche dalle vittime.
“Le donne non sanno di essere vittima di un reato. Questi sono processi penali atipici, dove la vittima tende a catalogare quello che è successo come qualcosa di diverso: era stanco, mi vuole bene, era nervoso, ho sbagliato, l’ho fatto arrabbiare…”
Roia sostiene il processo intelligente, che rispetti i tempi delle donne e permetta loro di essere pronte ad affrontare ogni passaggio del processo: “sono prove difficili e dolorose per le vittime di questo genere di crimini”.
Le vittime di violenza si comportano in maniera diversa da tutte le altre, in quello che è chiamato il ciclo della violenza: alla denuncia segue la ritrattazione, l’amore, il perdono e una nuova violenza.
Le donne e i minori maltrattati e battuti amano il proprio carnefice. Anche quando arrivano a condannarlo in un momento di disperazione, subiscono poi un percorso di conflitto e senso di colpa e spesso tornano indietro. Non perché non sono sicure, o al contrario bugiarde, o vendicative. Perché hanno paura, di non essere credute, del futuro, di morire, di guardare in faccia chi le conosce e le giudica.
Ricorda Roia che “i periodi di tranquillità sono compatibili con il maltrattamento“: una giornata serena, magari a un matrimonio di famiglia, non è una prova della inattendibilità della donna. Un uomo violento può essere gentile e amorevole fuori casa.
“Si tende sempre a fare un processo alla donna, per capire se è attendibile, se denuncia il vero, se non si sia cercata la violenza, se non stia esagerando.
Quello che sappiamo è che i femminicidi dal 2013 al 2016 rappresentano un quarto degli omicidi“.
Infine l’Avv. Titti Carrano, presidente dell’Associazione nazionale D.i.Re, ha raccontato i due casi per cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: colpevole per non aver riconosciuto il pericolo e non aver agito tempestivamente.
Valutazione del rischio, riconoscimento della violenza, responsabilità di protezione. Queste sono le parole chiave su cui riflettere.
*Il Codice Rosa è il percorso speciale di accoglienza dedicato a chi subisce violenza.
**Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano.