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Sarò un libro della biblioteca umana

11 Maggio 2018 by federicabertolli Leave a Comment

persone di colori diversi, di spalle, su uno scaffale di legno
Libri sullo scaffale della biblioteca umana (humanlibrary.org)

Alla biblioteca umana (o vivente) si sceglie un libro come in qualunque altra biblioteca, solo che si ascolta la sua storia dal vivo. Si guarda, si tocca, si conosce.

La Human Library nasce in Danimarca nel 2000, da un gruppo di ragazzi, che in seguito all’aggressione di un compagno decidono di dare vita a un nuovo modo di dissolvere i pregiudizi e fondano l’associazione Stop the Violence.

Nella primavera di quell’anno il direttore del Roskilde Festival (uno dei più importanti festival musicali europei) invitò i ragazzi di Stop the Violence a partecipare all’evento con qualche attività, per creare un dialogo non violento e costruire relazioni positive tra i partecipanti. Fu la prima esperienza di biblioteca umana.

Da allora sono nate associazioni di Human Library in tutto il mondo, che organizzano incontri per continuare a diffondere la conoscenza come antidoto all’intolleranza.

I libri solitamente sono persone fuori dagli stereotipi, con esperienze o scelte di vita poco comuni, mentre ai lettori si chiede di sedersi a “leggere” il libro scelto, lasciando stereotipi e pregiudizi fuori dalla porta, con orecchie e cuore aperti.

Sono stata invitata dall’Associazione I Giardini del Futuro a partecipare alla Biblioteca Umana che si terrà domani durante l’evento L’orto delle differenze, presso la Biblioteca Civica Agorà di Lucca.

Sono emozionata e onorata, a domani!

“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” Albert Einstein (bibliotecavivente.org)

Non giudicare un libro dalla copertina
La Human Library è pensata per creare un’ambiente favorevole alla conversazione, che possa sfidare gli stereotipi e i pregiudizi attraverso il dialogo.
La Human Library è un luogo dove persone reali sono prese in prestito dai lettori.
Un luogo dove le domande difficili sono previste e benvenute.
humanlibrary.org

Colgo l’occasione di festeggiare con questo post la Giornata Mondiale dei Blogger, attraverso l’iniziativa della mia amica Federica Mari, del blog Mamma Raccontami. Maggiori info nel suo post (clicca per aprire la pagina).

Greca di chiusura post con sette bambini felici, l'icona di Look Mummy! Felicità assoluta

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Filed Under: Arte, Diritti Umani, Educazione, Libri, Lucca e dintorni, Uncategorized Tagged With: Agorà, Biblioteca umana, biblioteca vivente, Bincircle, cultura, Danimarca, dialogo, educazione, esperienza, Human Library, I giardini del futuro, intolleranza, lettori, libri, Lucca, pregiudizi, ragazzi, Roskilde Festival, stereotipi, Stop the Violence, violenza

Crimini contro le donne

9 Aprile 2018 by federicabertolli Leave a Comment

Piccole orchidee viola in un campo
Orchidea selvatica: la difficoltà di mettere a fuoco vicino agli occhi, lontano dal cuore 

Venerdì scorso 6 aprile sono stata al convegno “Riflessioni sul sistema giudiziario per il contrasto alla violenza sulle donne e sui minori“, organizzato dall’Associazione Luna.

La violenza sulle donne e i minori è un tema che mi tocca nel profondo, per il quale ho sofferto la mia inutilità. Ora che ho questo strumento e posso scrivere sul blog di un tema tanto delicato e fastidioso per molti, la mia sofferenza finalmente ha un’utilità.

Condivido di seguito i punti che mi hanno colpito di più e le novità interessanti per tutti, vittime, violenti, vicini, parrucchieri o farmacisti: persone normali della nostra società.

“Mamma mia, che orrore” è quello che pensiamo quando sentiamo o leggiamo notizie di femminicidio o maltrattamenti, come se la cosa non ci riguardasse né da vicino, né da lontano. Come se queste cose succedessero su un altro pianeta.

Invece le donne e i minori vengono maltrattati e purtroppo uccisi sotto i nostri occhi.

In quest’ottica la Dott.ssa Banti, responsabile del Codice Rosa* al Pronto Soccorso di Lucca e Garfagnana, ha parlato di sentinelle nella società: pediatri, ma anche parrucchieri, farmacisti, estetiste, chiunque noti qualcosa di strano nella persona che conosce e frequenta periodicamente. Per fare questo c’è bisogno di formare le persone per conoscere e riconoscere la violenza.

“Il nostro lavoro è quello di scavare per tirare fuori il sommerso, quello che non si vede, che non viene detto”.

Il Capo della Procura di Lucca, il Dott. Pietro Suchan, ha parlato di braccialetto elettronico per proteggere le vittime di violenza familiare, ma anche di allontanamento del soggetto violento dalla casa familiare. Giusto, giustissimo, ma allora perché se la legge che lo stabilisce è del 2001 (Legge n. 154 del 5 Aprile 2001) sono ancora le donne a scappare e cercare riparo nelle case rifugio?

Il Procuratore ci ha anche informati di una sentenza appena emanata per un caso di stalking a Lucca: 10 anni di reclusione.

Crimini contro le donne è il libro del magistrato penale Fabio Roia** che ha scelto questo titolo per sottolineare la criminalità della violenza, spesso non riconosciuta tale neanche dalle vittime.

“Le donne non sanno di essere vittima di un reato. Questi sono processi penali atipici, dove la vittima tende a catalogare quello che è successo come qualcosa di diverso: era stanco, mi vuole bene, era nervoso, ho sbagliato, l’ho fatto arrabbiare…”

Roia sostiene il processo intelligente, che rispetti i tempi delle donne e permetta loro di essere pronte ad affrontare ogni passaggio del processo: “sono prove difficili e dolorose per le vittime di questo genere di crimini”.

Le vittime di violenza si comportano in maniera diversa da tutte le altre, in quello che è chiamato il ciclo della violenza: alla denuncia segue la ritrattazione, l’amore, il perdono e una nuova violenza.

Le donne e i minori maltrattati e battuti amano il proprio carnefice. Anche quando arrivano a condannarlo in un momento di disperazione, subiscono poi un percorso di conflitto e senso di colpa e spesso tornano indietro. Non perché non sono sicure, o al contrario bugiarde, o vendicative. Perché hanno paura, di non essere credute, del futuro, di morire, di guardare in faccia chi le conosce e le giudica.

Ricorda Roia che “i periodi di tranquillità sono compatibili con il maltrattamento“: una giornata serena, magari a un matrimonio di famiglia, non è una prova della inattendibilità della donna. Un uomo violento può essere gentile e amorevole fuori casa.

“Si tende sempre a fare un processo alla donna, per capire se è attendibile, se denuncia il vero, se non si sia cercata la violenza, se non stia esagerando.

Quello che sappiamo è che i femminicidi dal 2013 al 2016 rappresentano un quarto degli omicidi“.

Infine l’Avv. Titti Carrano, presidente dell’Associazione nazionale D.i.Re, ha raccontato i due casi per cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: colpevole per non aver riconosciuto il pericolo e non aver agito tempestivamente.

Valutazione del rischio, riconoscimento della violenza, responsabilità di protezione. Queste sono le parole chiave su cui riflettere.

*Il Codice Rosa è il percorso speciale di accoglienza dedicato a chi subisce violenza.

**Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano.

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Filed Under: Famiglia, Libri, Politica, Uncategorized Tagged With: Associazione D.i.Re, Associazione Luna, bambini, Codice Rosa, Corte di Strasburgo, crimini, donne, Fabio Roia, Famiglia, femminicidio, Lucca, maltrattamento, minori, omicidi, paura, pregiudizi di genere, rischio, sistema giudiziario, violenza

Campagna antiviolenza #IOTICREDO

7 Marzo 2018 by federicabertolli Leave a Comment

Mosaico di persone con il cartello #ioticredo
Locandina della campagna sulla violenza contro le donne #ioticredo

“Il 70% delle vittime di femminicidio aveva denunciato il proprio aggressore”.

Questa è una delle dichiarazioni del video #IOTICREDO, realizzato in occasione dell’8 marzo dal Centro Antiviolenza Luna, per la campagna promossa da D.i.Re “Donne in Rete contro la violenza”, la prima associazione italiana a carattere nazionale di centri antiviolenza non istituzionali.

I muri da abbattere sono molti: il pregiudizio di genere, il senso di colpa, di fallimento, di inadeguatezza delle donne che subiscono violenza.

Il primo ostacolo è interiore, con se stesse. Ammettere di aver sbagliato come donna, per aver sposato un uomo violento, per non riuscire a difendersi, farsi rispettare, è una barriera difficile da superare per chi subisce una qualsiasi forma di violenza.

Poi ci sono le donne coraggiose, o spinte dalla disperazione, che trovano la forza di denunciare e subiscono una doppia violenza: non sono credute. Vengono rimandate a casa per “cercare di fare pace” o “risolvere le cose in famiglia”.

L’iniziativa #IOTICREDO, grazie anche alla partecipazione di numerose figure maschili, cerca di dare una svolta alla percezione della figura femminile, partendo dall’educazione al rispetto e alla consapevolezza.

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Filed Under: Educazione, Famiglia, Uncategorized Tagged With: #ioticredo, 8marzo, coraggio, diritti umani, donne, paura, violenza

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