
Sono tornata da pochi giorni dalla visita agli ex campi di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Ho scritto un diario di viaggio, che è stato pubblicato da La Nazione. Ripercorro qui le tappe di questo viaggio, integrando il diario con i video girati in quei dolorosi giorni.
In questo post condivido il video e i pensieri del viaggio di andata in treno: siamo partiti a piedi per raggiungere una stazioncina nella campagna lucchese che ci ha portato a Firenze, da qui l’Euronight fino a Vienna, Břeclav nella Repubblica Ceca, per arrivare a Oświęcim, il nome polacco di Auschwitz.
8 gennaio 2019: PARTENZA
Siamo in treno, comodamente seduti, al caldo, illuminati e informati.
Abbiamo salutato i bambini dai nonni, Smilla di tre anni non tratteneva le lacrime, Logos di sei sfuggiva lo sguardo per non vederci uscire.
È la prima volta che partiamo senza di loro, è un distacco doloroso ma obbligato. Non andiamo in vacanza da soli, andiamo a visitare un luogo lontano dove i bambini non possono entrare. Faremo delle fotografie e dei video che potranno vedere, molte altre no, almeno per ora.
Il mio pensiero va alle migliaia e migliaia di persone che venivano fatte salire sui treni della morte, accompagnate da urla di soldati e cani. Ammassati in treni piombati, su vagoni per il trasporto del bestiame, riempiti fino a non riuscire quasi a sedersi. Così viaggiavano per qualche giorno, con un po’ di cibo, poca acqua, senza finestre, escrementi a terra, vicino ai corpi di chi non ce l’aveva fatta.
Sono nata nel 1974 e ho sentito parlare della guerra e dei tedeschi dai miei genitori, che l’hanno vissuta.
La mamma era in collegio con la sua sorella gemella, per il resto della sua vita non poteva sentire il rumore di un aereo basso senza che le si gelasse il sangue. Mi raccontava che quando c’erano i bombardamenti a Firenze si rifugiavano tutte insieme in cantina e giocava con una bambolina che aveva chiamato Allarmina.
Il babbo invece aveva i tedeschi in casa. Avevano scelto la casa di campagna sulle colline tra Lucca e Viareggio della famiglia del mio nonno, per stabilire lì il quartier generale della zona. Il mio babbo aveva imparato il tedesco con la Fräulein che l’aveva cresciuto e ai soldati tedeschi serviva un interprete. Aveva tredici anni e più di una volta ha avuto paura di morire. Credo che la sua ossessione di essere in regola per paura delle guardie non lo abbandonerà mai.
Io ho avuto incubi dei tedeschi in guerra da sempre.
Siamo arrivati a Firenze, dobbiamo aspettare l’Euronight per Vienna. La stazione è sgombra, solo qualche viaggiatore solitario e la barriera di cristallo per la sicurezza che non avevamo ancora visto.
9 gennaio 2019: IN TRENO
Siamo sull’Eurocity che abbiamo preso ieri sera a Firenze. Ci siamo svegliati tra i boschi innevati, guardiamo dal finestrino e cerchiamo di immaginare come si sentivano i deportati su queste rotaie, al buio, al freddo, assetati, cacciati dalle proprie case, dalla vita che non avrebbero avuto più.
Caffè alla stazione centrale di Vienna, biglietti per Břeclav nella Repubblica Ceca e si continua il viaggio.
Laghi ghiacciati, campi ricoperti di neve, nidi di vischio avvinghiati agli alberi spogli. A un tratto tre lepri escono dai cespugli e corrono libere sulla neve.
Libertà e prigionia, magia della neve che copre e livella, orrore della violenza e dell’inganno, diabolica organizzazione consapevole di sterminio di massa.
Con il passare delle ore e delle terre la nostra vita a casa è sempre più lontana e silenziosa. Ci avviciniamo al tempio della morte per eccellenza. I nostri cuori iniziano a tremare.
Arrivati a Břeclav dobbiamo aspettare che apra lo sportello della biglietteria internazionale. La signora è gentile e riusciamo velocemente a prenotare l’intercity che ci porterà alla destinazione finale: Oświęcim, la cittadina polacca che i tedeschi chiamavano Auschwitz.
Studio: LA FOLLIA NAZISTA
I primi campi di concentramento in Germania furono aperti nel 1933, per imprigionare gli avversari politici del regime nazista, i cosiddetti “elementi non assimilabili, oltre agli Ebrei. A partire dal 1940, dopo l’invasione di buona parte dell’Europa centrale da parte della Germania, furono costruiti altri campi di concentramento nei paesi occupati, campi di sterminio solo in Polonia.
Il Konzentrationslager Auschwitz fu aperto nel 1940, come ampliamento delle caserme dell’esercito polacco. Qui venivano reclusi prevalentemente polacchi, infatti Prima della Guerra Oświęcim contava 12 mila abitanti, di cui 7 mila Ebrei.
Per costruire il Lageri tedeschi hanno distrutto le case che si trovavano intorno alla ex-caserma polacca, sfollando gli abitanti di otto paesi delle aree limitrofe. Tutti gli Ebrei e numerosi polacchi considerati prigionieri politici furono internati, altri deportati in Germania ai lavori forzati.
Sulla brochure del Museo ex Campo di Auschwitz-Birkenau si leggono alcune dichiarazioni dei massimi esponenti del partito nazista, diffuse prima della guerra:
“Gli Ebrei sono una razza che deve essere sottoposta alla completa distruzione“. Hans Frank, Governatore Generale della Polonia occupata.
“Dobbiamo liberare la nazione tedesca da polacchi, russi, ebrei e zingari“. Otto Thierack, Ministro della Giustizia del III Reich.
“Il compito principale è rintracciare tutti i dirigenti polacchi, […] per poterli rendere innocui. […] Tutti i professionisti di origine polacca verranno impiegati fino allo sfinimento nella nostra industria bellica. E poi tutti i polacchi verranno eliminati dalla faccia della terra“. Heinrich Himmler, Reichsführer SS.
Nei campi si trovavano infatti oltre agli Ebrei, che costituivano la maggior parte degli internati, anche oppositori politici, prigionieri di guerra (prevalentemente sovietici), Rom, omosessuali, Testimoni di Geova (a causa dell’obiezione di coscienza e il rifiuto del patriottismo) e tutte le persone che rappresentavano una potenziale minaccia per il Terzo Reich.
A partire dal 1942 Auschwitz divenne il principale centro di sterminio di massa degli Ebrei europei. Il campo originario Auschwitz I, già allargato, venne esteso con un secondo campo, Auschwitz II, nei terreni vicini di Brzezinka, ribattezzata Birkenau. Qui vennero costruite delle baracche di legno e quattro forni crematori, per smaltire i corpi delle persone uccise nelle camere a gas con lo Zyklon B, un insetticida per animali.
Le stime riportano 1,3 milioni di persone internate nel campo di Auschwitz, di cui 1,1 milione di Ebrei, di questi ne furono uccisi 1 milione (solo in questo campo). Ma questi numeri non possono considerare le migliaia di persone che, scese dal treno, venivano ritenute inabili al lavoro: i bambini, anziani, malati o donne incinte. Tutti questi andavano in fila diretti alle camere a gas, senza essere neanche registrati, né marchiati con un numero.
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